Chiudete gli occhi: pensate a una città, potrebbe essere
proprio la vostra.
Una città né grande né piccola, come ce ne sono tante nel
vecchio continente, come ce ne sono nella nostra penisola.
Unica per la sua posizione: un caposaldo attorno al quale
ruota un’ intera nazione mentre in lontananza le isole che affiorano dal mare
lo caratterizzano per maestosità e natura.
Immaginate la squadra di quella città, gioca allo sport che
fin da bambini ci insegnano ad amare e odiare; dicono il più antico e nobile di
tutti.
E se sul più bello avviene una svolta societaria ?
Ne dipendono le sorti della squadra: o si fa il salto di qualità o
si resta per sempre impantanati dove gli eventi del 2004 l’hanno costretta, quando
nessuno poteva più pensare ad un domani senza angoscia.
Ed ecco che la speranza, come un tarlo, come il rullio dei
tamburi della curva, si insinua tra i tifosi: il Patron ventila il progetto del nuovo stadio: moderno, rivoluzionario, ma soprattutto vostro, si di voi
tifosi.
Gli eventi come gli animi sono imprevedibili quando vengono
coinvolti in un ideale collettivo, in un sottoinsieme, un gruppo una squadra e
trasformano quella che può essere una opportunità di crescita in una lotta
intestina tra fazioni che si contendono differenti idee di società ideale,
trasposte nei vari settori dello stadio che altro non sono che lo specchio di
una società divisa .
E’ più semplice e riduttivo identificare l'avversario da
contrastare nel proprio vicino di casa, di quartiere e di curva, piuttosto che
guardarsi dentro e riconoscere che il male è prima di tutto dentro di noi .
Un viaggio nel mondo del tifo sportivo che ci propone riflessioni sulla società italiana del terzo
millennio, divisa tra campanili con steccati tra settori, capace però di
coesione quando si deve urlare una fede comune.